Il Porto – Edizione Natale 2019
Edizione Natale 2019 del "Il Porto" - Il 50° anniversario dell'uomo sulla Luna 1969- 2019
Don Umberto Pasini Portomaggiore 1/7/37 - Brescia 12/05/1999
20°anniversario di seguito una delle sue liriche più rappresentative
da "Nuvole e Girasoli"
Così, sul numero zero del Periodico di attualità e cultura (pubblicato il 2 dicembre 1994) si esprimeva Francesco Pasini in veste di Direttore editoriale rispetto alla fisionomia che la rivista avrebbe assunto: “un giornale indipendente contemporaneamente stimolo alla collaborazione, un rinnovato tentativo di vivacizzare la nostra comunità.”Ed in questi termini dava conto della scelta del nome: “Il Porto, appunto, sia perché in questo titolo è immediato il richiamo a Portomaggiore, e poi perché il porto è luogo d’approdo e di partenze, rifugio nella burrasca, luogo ove interessi, laboriosità ed intraprendenza convergono, complice quello spirito marinaresco che ha il sapore dell’osteria chiassosa e dell’amicizia..
E così postillava anche Ottorino Bacilieri, direttore responsabile della testata: “Proseguendo nella metafora del PORTO posso aggiungere che questo sarà sicuramente un centro animato, frequentato da equipaggi di ogni dove, nonché di ogni estrazione sociale o ideologica.
Questo approdo sarà praticamente paragonabile ad un porto franco, dove l’unico documento di ammissione richiesto sarà quello identificante l’appartenenza ad una specie pensante in proprio; non per conto terzi, come purtroppo avviene sempre più frequentemente nel mondo dei media.
Non inseguiamo il consenso, non abbiamo nulla da vendere e nemmeno proseliti da reclutare; il nostro interesse è unicamente indirizzato all’informazione locale, che tenderemo a sviluppare in forma precisa e corretta. In definitiva, il nostro vuole solamente essere un contributo alla crescita culturale di Portomaggiore e delle sue frazioni.” Far crescere culturalmente una comunità e porsi come voce aperta a qualsiasi orientamento ideologico o politico, sopra le parti ed a servizio soltanto della verità: ecco un buon esempio di giornalismo a servizio di un territorio nella divulgazione della sua storia e delle sue tradizioni; nel punto sulle vicissitudini della politica locale (descrivendo e non giudicando); nella testimonianza del fervore sportivo e culturale; nella solidarietà al sociale ed alle iniziative che creano rete sul territorio.
A distanza di anni dalla scomparsa di Umberto Pasini, quello che contano non sono di certo i numeri o le date commemorative, i premi ottenuti o la conoscenza diretta dell'uomo, le frasi celebri o le situazioni. Può sembrare cinismo ma affinchè l'opera di Pasini acquisica un valore assoluto e universale è necessario che sia l'opera stessa che parli al pubblico. Scrive l'autore stesso ne Il Giardino dell'Eden, una lirica da I Giorni del Tiglio: " Di me/rimarranno/soltanto le mie parole/ che ho scritto://Ma di quelle taciute/le ho dentro."
Sfogliando un diario inedito, chiaramente non destinato alla pubblicazione troviamo varie annotazioni: una telefonata ricevuta da una Signora di Palermo che si dice innamorata dei suoi articoli pubblicati sul Bollettino del Sacro Cuore; un richiamo da parte del "Capo" per essere uscito anzitempo dalle Lodi mattutine e la manifestazione di un certo disappunto per ciò, seguito subito dalla consapevolezza che "Il capo" non ha fatto altro che adempiere al suo dovere. Ricordiamoci sempre che la poesia non è innata nelle cose ma è necessario instillarla nelle cose stesse. Ebbene Pasini aveva questa peculiarità, comune ai poeti, di trasformare la banalità in poesia.
Possedeva una collezione di circa 100 clessidre, un tempo custodite al museo del Modellismo di Voghiera; era pervaso da un'ossessione quasi maniacale di marcare il tempo: ore, secondi, attimi, momenti e scansioni di momenti sacri; in tutta la sua opera è raro trovare liriche dove non vi siano riferimenti temporali precisi. Nella raccolta di Futuro Interiore che già di per se gioca su un tempo verbale sono stati contati 282 riferimenti alle scansioni temporali.
Scrive Pasini nella lirica Futuro Interiore che apre l'omonima silloge: " Il tempo è immoto/ fra il presente e ieri. // Scelgo il silenzio / a sillabare / il cuore/ che adesso compita / col libro in mano / il dì futuro/ solo/ interiore." Da qui la consapevolezza che la funzione del tempo, osservandolo nel suo scorrere e contandolo, non è altro che quella di esorcizzare la grande paura che ogni essere umano si porta dentro; scrive nel '92 " Alla sera il solito gran mal di testa e la solira paura... morire." a questo punto Pasini riesce, in forza di questo esercizio di interiorizzazione del tempo, a trasfigurare questa paura, come emerge dal suo già citato diario "Il tempo vola (..) allora ero disperato per l'avvenire. Oggi sono meravigliato da come tutto sfumi in un soffio." Nelle parole di Pasini quindi, anche quelle proferite senza cosciente volonta Poetica, la poesia è sempre presente.
Una domanda che spesso ci è stata rivolta anche da quelli che si professano essere addetti ai lavori è proprio questa: ma in quale circostanze un'opera scultorea può considerarsi tale? ebbene siamo in presenza di una scultura considerata "pezzo Unico" quando la stessa viene riprodotta in numero NON superiore a 9 elementi, fatta eccezione per Moore che aveva il privilegio di poter arrivare a tredici. E' fondamentale che tutte le nove copie siano numerate, vidimate e firmate dall'artista, il quale naturalmente deve approvarle tutte unitamente ad un certificato di garanzia correlato; questa opera di controllo e certificazione è esercitata congiuntamente da artista e fonderia la quale controlla il calco, può correggere la patina e se necessario può agire direttamente sulla fusione già avvenuta.
Lo dice la parola stessa e si tratta della riproduzione di una scultura ( di solito in bronzo) in numerosi esemplari nella misura superiore alla tiratura di 9 copie; a questo punto però si impone come doverosa una precisazione: abbiamo multipli regolari eseguiti, corretti e firmati dall' artista; gli stessi ovviamente in virtù della riproduzione in più esemplari avranno un costo inferiore sul mercato ed un valore assoluto più basso nei confronti delle sculture considerate Uniche in base a quanto detto sopra; un prezzo inferiore quindi pur mantenendo un'irrinunciabile valore intrinseco ed artistico dovuto all'opera unica dello scultore. Altro discorso va fatto per quei multipli che pur acquisendo legittimità davanti alla sedi opportune (Tribunali) non trovano nella stessa misura un riconoscimento artistico pieno ed incondizionato all'interno del mondo dell'arte: basti pensare alle fusioni di terrecotte o di gessi eseguite dai mercanti, dopo la scomparsa dell'artista in pochi esemplari secondo ragionamenti e calcoli improntati al profitto e non tanto al valore arstistico. Queste opere tuttavia NON vengono immesse nel mercato con quotazioni identiche al multiplo (quali sono) ma bensì come originali, quando in realta' rimangono semplicemente copie. Es. quelle vendute presso grandi musei o gallerie specializzate nella riproduzione di celebri sculture in bronzo quali si trovano sovente nelle nostre città d'arte.
Quali considerazioni possiamo fare da quanto esposto sopra? che di certo la normativa vigente nel settore non può e non riesce a regolamentare un settore come l'arte che per definizione è liquida, mutevole ed immateriale come tutte le idee; per alcuni infatti la scintilla artistica è semplicemente un' Idea, quindi duplicabile all'infinito e perciò alcune riproduzioni dovrebbero avere costi irrisori; per altri essendo l'arte il prodotto di un istante Unico e non riproducibile all'infinito, secondo il principio dell'Hic et Nunc latino ( qui ed ora), allora è auspicabile che queste mere riproduzioni di copie postume abbiamo un prezzo identico a quello proposto nei botteghini dei musei.